Fernand Léger «Uomini in città» al Museo Peggy Guggenheim di Venezia

Les Hommes dans la Ville

«Nessuno meglio di Léger ha visto il posto eminente del colore nel mondo di oggi.

I nostri paesaggi più tranquilli sono irti di edifici metallici e cartelloni pubblicitari, i muri delle nostre città sono sfregiati da manifesti, le nostre strade da insegne sgargianti.

L'uomo di oggi è immerso in una selvaggia battaglia di colori.

Carnevali, teatri, cinema, negozi, vetrine, tagliano e incrociano le loro luci spasmodiche.

Tanti contrasti violenti che ritornano nei quadri di Léger e creano una cacofonia insopportabile, se non li piegasse alla sua volontà e al suo stile.


Fernand Léger, Les Hommes dans la Ville Non mescola mai questo colore, lo usa puro e in ampie tinte piatte, dissociandolo persino dalla forma, restituendogli il proprio destino.

Una volta liberato, può bucare la tela o precipitarsi verso i nostri occhi, colpendo la nostra sensibilità con forza prodigiosa.

È così che, attraverso accordi e opposizioni, movimenti di avanzamento e arretramento dei toni, Léger crea un nuovo spazio.

Questo nuovo spazio, che è senza dubbio il principale contributo di Léger alla pittura moderna, è suggerito non solo da colori contrastanti, ma anche da forme contrastanti.

Tutto nella sua arte è contrasto.


Fernand Léger, Les Hommes dans la Ville Motivi contrastanti: fiori ed elementi meccanici, un personaggio e un mazzo di chiavi.

Linee contrastanti: una scala e una ruota, un disco e una scacchiera.

Ritmi contrastanti: un tronco d'albero e una ballerina, una tavola e un'elica che gira.

Gli oggetti più eterogenei possono essere riuniti nello stesso quadro, così come le forme più statiche con quelle più dinamiche.

A volte l'architettura scompare e la tela offre oggetti sparsi la cui presenza non è giustificata da alcun legame di natura, logica o visione.


Fernand Léger, Les Hommes dans la Ville Per quanto disparati, per quanto aspri siano i contrasti, Léger riesce a conciliarli grazie a un'esatta distribuzione dei colori, dei ritmi, dei pieni e dei vuoti, e anche grazie alle linee che intesse nella composizione e che orlano i bordi.

Le parole di un critico letterario possono essere applicate anche a Léger: comporre l'ordine con l'anarchia»
Frank Elgar

«Ricordo di aver visto Fernand Léger a Venezia in occasione di una biennale.

Tutti i pittori che passavano di lì, da Kokoschka a Raoul Dufy, schizzavano una o due gondole in salsa acquerello o, da un tavolo del Florian o da una finestra dei Quadri, dipingevano le cascate di luce che rimbalzavano su Piazza San Marco dalle cupole della basilica e dalla facciata abbagliante di Palazzo Ducale.


Fernand Léger, Les Hommes dans la Ville Fernand Léger, invece, passava di lì e, quando gli si chiedevano le sue impressioni, rispondeva: è molto bello, ma hai visto Mestre?

Mestre è l'opposto di Venezia.

Mestre è l'opposto di Venezia. È la città industriale dove le torce delle raffinerie di petrolio bruciano alte nel cielo, dove le sfere dei depositi brillano al sole, dove si vedono navi da carico rosse e nere scivolare tra le fattorie, perché la campagna è anche un porto.

Questa era la vista preferita di Fernand Léger.

All'epoca mi chiesi se non ci fosse un po' di affettazione nella sua scelta. Ma no: Fernand Léger amava davvero ciò che era del suo tempo»
Pierre Descargues

Les Hommes dans la Ville

Les Hommes dans la Ville