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Giacopo Robusti Tintoretto: il Paradiso a Palazzo Ducale
Tintoretto e il Paradiso nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale
Il Paradiso del Tintoretto nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale: una tela lunga 24,5 metri e alta 9,90 metri!Nel 1587, il Senato di Venezia decise di sostituire il vecchio affresco di Guariento da Padova con un dipinto a olio su tela.
L'affresco, che decorava la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, era stato dipinto nel 1365 solo sulla parte di parete appena sopra il trono ducale; purtroppo era stato gravemente danneggiato da un incendio nel 1577.
L'intenzione era quella di sostituirlo con un'opera grandiosa, che questa volta avrebbe occupato l'intera larghezza della sala.
Fu quindi indetto un concorso per trovare l'artista in grado di realizzare un capolavoro degno di questa prestigiosa sede. Alla fine si dovette scegliere tra i due migliori: l'eccezionale tavolozza di Paolo Veronese, perfettamente adatta al soggetto, o la varietà e la vivacità di Tintoretto.
Dato che Tintoretto aveva già 68 anni, alcuni lo consideravano troppo vecchio per produrre un'opera di tale portata.
Fu quindi Paolo Veronese ad aggiudicarsi l'incarico, e fu previsto che fosse assistito da un colorista di talento: Francesco Bassano.
Purtroppo, nel 1588 Veronese morì prima di completare i suoi schizzi.
Di conseguenza, Tintoretto ereditò la commissione e si mise subito al lavoro.
Il Paradiso di Tintoretto: un'opera grandiosa
Il compito era quello di dipingere un'opera su tela lunga 24,5 metri e alta 9,90 metri; nessuno aveva affrontato una sfida simile dai tempi in cui Michelangelo dipinse la Cappella Sistina.Tintoretto utilizzò come studio la grande Sala Capitolare della Scuola Vecchia de la Misericordia.
Si trattava di una scelta eccellente, dato che abitava a Cannaregio, vicino alla Misericordia, e quindi poteva raggiungerla in poco tempo, e il Rio de la Sensa gli facilitava l'organizzazione logistica.
Preparava meticolosamente il suo lavoro dividendo il dipinto in più sezioni prima di assemblarle per verificare l'armonia complessiva, e ricominciava...
Per finire con questa incredibile folla di personaggi in uno stato di assenza di gravità.
Era assistito dal figlio Domenico, soprattutto nella produzione finale in loco a Palazzo Ducale, dove le impalcature dovevano essere costantemente alzate e abbassate per avere una visione d'insieme dopo ogni operazione.
Questo spiega le differenze nella rappresentazione di alcuni personaggi, ma è facile notare che quelli più importanti sono sempre perfettamente rappresentati e quindi facilmente identificabili, a riprova del fatto che sono stati dipinti interamente dal maestro.
Tintoretto conosceva perfettamente l'anatomia umana, ma questo non gli impedì di riferirsi a statue che incarnano l'ideale di bellezza femminile, né di mettere in posa modelli in carne e ossa e di procurarsi paramenti religiosi per amore del realismo e della precisione.
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